Nazionale

Nicoletta Nesler: come nasce un video sul calcio Uisp per ciechi

Guarda il documentario "Visioni di gioco": come e perchè un Torneo di calcio Uisp tra persone cieche del 1995 diventa comunicazione sociale

 

Spesso ci capita di dire che la comunicazione sociale non è un genere. Guardare il documentario “Visioni di gioco” e ascoltare  l’intervista a Nicoletta Nesler, regista insieme a Marilisa Piga, confermano questa idea.

GUARDA L'INTERVISTA ALLA REGISTA NICOLETTA NESLER

Com’è nata l’idea di“Visioni di gioco”, documentario realizzato nel 1995 sull’iniziativa del Torneo per ciechi organizzato dall’Uisp e rimandato in onda da Fuori Orario lo scorso 31 maggio?
“Lavoravamo per la sede regionale della Sardegna - dice Nicoletta Nesler - siamo partite da un’idea: usare un linguaggio sorridente, leggero, diretto per trattare un tema complicato come quello della disabilità. L’idea piacque ad Angelo Guglielmi, indimenticabile direttore di Rai Tre e fu inserita nella serie ‘Storie Vere’ curara da Anna Amendola”.

“L’idea nacque in maniera casuale: da anni facevamo radio e televisione, ci siamo imbattute in due righe su un giornale dove si annunciava il Torneo di calcio Uisp per ciechi. Pensammo che quello poteva essere un argomento sul quale mettere la nostra attenzione. All’interno della nostra impostazione narrativa abbiamo trovato persone complici, l’emozione dello spogliatoio diventa gioia e rivoluzione. Non avremmo mai pensato di fare un documentario sul calcio, non avevamo mai visto una partita. L’incontro con le squadre di calciatori non vedenti ci ha svelato un’altra faccia narrativa che non ci aspettavamo”.

Come siete riuscite a infrangere la barriere della telecamera, tra voi e le persone cieche?
“Il trucco è quello di essere come si è. L’abbiamo provato nel rapporto con queste persone, ci siamo divertite con loro, ci siamo messe in gioco. Abbiamo conquistato e meritato l’apertura della confidenza. Questo è il terreno sul quale questo lavoro è nato. Anche la presenza della telecamera veniva superata. Volevamo evitare il pietismo e trovare le persone che potevano dare vita ad un racconto diverso.

Raccontare cose nascoste, non in maniera nascosta. Può sintetizzarsi così la formula di ‘Visioni di gioco’. Che cosa è questo documentario? Perché conferma che la comunicazione sociale non è un genere ma un modo per raccontare la realtà? Anche scegliendo le lenti di una iniziativa di sport sociale.

“Visioni di gioco” è il racconto di un torneo che fa piazza pulita degli stereotipi. Interviste ai giocatori e azioni di gioco, il microfono danza tra gli spalti, tra spettatori e arbitri, un po’ come fa il pallone in campo. Le voci sono quelle della passione pura, “Mi raccomando, in campo giocate bene”

GUARDA IL DOCUMENTARIO "Visioni di Gioco" di Nicoletta Nesler, andato in onda su Fuori Orario (Rai Tre, il 31 maggio 2025

Negli spogliatoi si scherza e poi i giocatori fanno il loro ingresso in campo, in fila indiana, col braccio destro allungato e la mano sulla spalla del compagno che precede, il fischio dell’arbitro si confonde col fischio del treno che passa, siamo al campo Tre Fontane di Roma, pozzolana doc, l’anno è il 1995.

“Tanti anni fa quando eravamo negli istituti eravamo sempre sui libri e nel tempo libero non riuscivamo a fare nulla. Ora è diverso” dice uno.  Perché il calcio? E perché no rispondono i giocatori ciechi delle quattro squadre del Torneo organizzato dall’Uisp: Roma, Ferrara, Napoli, Lecce. Eccoli in questi fermo immagine, con i loro nomi che scorrono e i colori delle maglie che riproducono i colori delle squadre di A.

Il calcio ci aiuta a muoverci meglio in campo e fuori”. E il confronto tra squadre diventa un “Confronto con gli altri nella capacità di muoversi, nel sapersi orientare”. Una spettatrice dice: “Spesso si vedevano giocatori che inseguivano una palla che non c’era. Oggi il gioco è divertente, non annoia e in alcuni momenti è molto bello”.

Un altro dice: “Uno dei luoghi comuni è quello di non usare il verbo vedere. Basta che chi dice vedere mi avvicina la mano alla cosa e me la fa toccare”. Le immagini scorrono, le azioni di gioco sono dettate da una musica invisibile, i corpi seguono una loro grazia, i movimenti sono spesso senza palla che i giovcatori in campo non capiscono dove sia. Poi  l’attesa per la finale tra Lecce e Napoli, per “Tornare a casa con la magica Coppa della Uisp”. (di Ivano Maiorella e Francesca Spanò)